Riflessioni

Tre mesi di silenzio: quello che ho capito di me e del mio lavoro

6 Febbraio 2018
Tour di Lanzarote in auto: on the road

Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite.
(Alvin Toffler)

Succede sempre così. Arrivi ad un punto in cui sei così assorbita dal presente, da tutto quello che gira intorno a te che rischi di perdere di vista i punti fermi, le priorità, le cose – e le persone – davvero importanti.

Ed io a novembre ero arrivata a un punto tale per cui le stories di Instagram di perfetti sconosciuti attiravano la mia attenzione più di un’amica che si raccontava davanti ad un caffè e alcuni lavori che facevo mi toglievano energia e non mi soddisfacevano più.

Per fortuna è arrivata una notizia così grande da sconvolgere tutta la mia vita e i miei pensieri.

In quel preciso momento ho capito che non volevo più tutto questo, che stavo lavorando a qualcosa che non mi faceva più felice, che faticavo a fare, e non facevo più bene.

E io sono una che le cose se non riesce a farle bene, preferisce proprio non farle.

Così ho staccato tutto. Tre mesi di silenzio social, di sito e pagina fermi ma soprattutto di riflessioni e prese di coscienza.

Ho lasciato alcuni lavori che non riuscivo più a seguire, ho messo in pratica i buoni propositi di inizio settembre e iniziato ad essere più selettiva, a pretendere di più da me e dagli altri.

Ho capito che non potevo più perdere tempo con persone che non capiscono il valore di un lavoro come il mio, che ti mettono i bastoni tra le ruote, che puntano sempre al ribasso, incuranti della qualità dei risultati.

Lavorare in questo modo non faceva bene né a me né alle mie tasche. Perché dopo tre anni come libera professionista ho capito che se non sei tu per prima a darti un valore, anche economico, non hai speranze.

Il mondo è pieno di freelance che lavorano per due spicci, ma ora so, finalmente, che quelli non sono i miei concorrenti e i loro clienti non sono il mio target.

Non è stato facile arrivarci; non è mai facile dire no ai nuovi lavori, stravolgere le proprie credenze, rimettersi in gioco. Ma l’ho fatto. Mi sono presa del tempo per imparare ad ascoltarmi e ripartire.

Alcuni lo chiamano digital detox, io la chiamo consapevolezza. Non era quello il modo di attingere ai social, non era quello il modo di usarli, non era quello il mio lavoro. Ho bisogno di autenticità, di rapporti e vite vere e non dei sorrisi artefatti che si celano dietro alcune collaborazioni e relazioni costruite a tavolino.

Collaborando con Andrea di Vologratis.org ho capito che puoi avere tutti i numeri che vuoi ma se sei una persona umile e in gamba non lo farai mai pesare a chi ti è vicino.

Questo è il segreto di un vero professionista: lavorare con passione, dedizione, umiltà, amore per i propri lettori. Solo in questo modo si possono avere risultati sia in termini di numeri che in termini di soddisfazione personale.

Così adesso riparto più determinata e forte di prima. Come dice Giovanna Gallo, la serenità professionale, che si ripercuote anche a livello personale e sociale, non ha prezzo.

Da oggi mi dedicherò a quello che amo davvero: la scrittura.

Sto scrivendo da alcuni mesi per un sito che presto andrà online e continuo con le mie collaborazioni storiche con aziende che hanno saputo capire, apprezzare e valorizzare il mio lavoro.

Tornerò a scrivere anche su questo blog e nel frattempo sto lavorando alla messa online del nuovo erikafrancola.it, anche se non so ancora quando avverrà.

In tutto questo c’è anche il lavoro dello studio fotografico di mio marito da seguire e alcune grandi novità a cui fare posto. Ma di questo ve ne parlerò a tempo debito. Le cose più preziose vanno custodite il giusto tempo e solo dopo vanno condivise.

Forse questo post è fuori luogo su un blog del genere, ma in fondo, se ci pensate bene, il viaggio più lungo ed impegnativo, che non finisce davvero mai, è quello della vita di tutti i giorni e io avevo voglia di raccontarvene una piccola parte.

 

 

 

 

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